mercoledì 10 novembre 2010

Voivod @ Roadburn 2011


Del Roadburn si può discutere all'infinito. Ci si può scontrare sulla tendenza a presentare band non prettamente heavy psych, sul prezzo sempre più alto di una trasferta in questi tempi di crisi, sulle modalità di acquisto dei biglietti macchinose...ma nel momento in cui presentano i Voivod, c'è ancora qualcosa di cui parlare? Roba da bagnarsi le mutande!

Lo stregone elettrico fa ancora paura?

Dopo la svolta di Witchcult Today, gli Electric Wizard sono tornati con Black Masses, il nuovo disco tanto atteso da tutti i cultori della band. Chi auspica un ritorno al super doom-sludge di Dopethrone sicuramente rimarrà deluso, visto che la linea seguita dalla band è la stessa tracciata con l'album precedente. In effetti le similitudini con Witchcult Today sono molte: drumming identico e un po' monotono, suoni lo-fi vintage fino al midollo (pure troppo, c'è poca botta, poca potenza), riff non sempre particolarmente geniali e una voce poco aggressiva. Detto così, potrebbe sembrare un disastro, invece Black Masses mi piace! Nonostante i difetti ci sono dei buoni pezzi, alcuni ottimi come Scorpio Curse, è un lavoro omogeneo, suonato marcio e oscuro come solo loro sanno fare. A proposito di oscurità...la formula è identica a quella utilizzata nel disco precedente, quindi troveremo le stesse vocine diaboliche e le stesse atmosfere, che ora non sembrano più così originali. Le autocitazioni sono molte, così come è innegabile che non sia uno dei loro migliori lavori, ma questo non toglie che gli Electric Wizard siano ancora in grado di scrivere dei bei pezzi e di fare un buon album come quest'ultimo, capace di risuonare in testa in continuazione. Ormai la loro strada è quella di mettere in musica tutti quei b-movie horror anni '60/'70 che tanto li appassionano, piaccia o no. I tempi della violenza infinita sono passati; posso capire chi li rimpiange, ma è giusto che una grande band che si rispetti provi ad evolversi cercando nuove strade. A maggior ragione perchè qui non si tratta del solito discorso legato alla commercializzazione e ai soldi facili, non si sono prostituiti al dio denaro, è solo una naturale evoluzione della loro storia musicale. Tanto di cappello per chi ha il coraggio di mettersi in gioco.

Lo stregone fa sicuramente meno paura di prima, ma ha ancora le sue carte da giocare.

giovedì 4 novembre 2010

Può una Pontiac(k) attraversare il deserto?

Eccome se può! Ieri sera il Magnolia sembrava una location di The Walking Dead in salsa tricolore, complice la partita di Champions League del Milan (grazie Mou) e probabilmente lo scarso appeal di questi boscaioli barbuti. Nonostante i Pontiak li conosca poco, il live di circa un'ora è stato carino, i pezzi fanno la loro porca figura dal vivo, ed i suoni erano davvero ben fatti, massicci e potenti. L'unica pecca del trio è stato il batterista, decisamente una serata no per lui, troppo impreciso e incostante. E devo anche dire che le sue parti non mi fanno impazzire.
Il fatto che il locale fosse semi deserto non è stato poi così negativo, anzi. Sembrava quasi di sentirseli in cameretta! Nessuna ressa, nessuna coda ne al bar ne in bagno, all'esterno un silenzio irreale, ed il palco bene in vista da qualsiasi angolazione.
pontiak
Ultima considerazione: sono un pirla, non ho comprato neppure un vinile. Le mie braccia si stanno accorciando a vista d'occhio.